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L'amore ai tempi del complottismo

michisabatini

Aggiornamento: 27 dic 2024



copertina: Alen
copertina: Alen


Aldo e Pinuccia si conobbero al pub della piazza dove si era appena conclusa la manifestazione dei “no vax”, alla quale entrambi avevano attivamente partecipato.

Lui era un insegnante di scienze nell’istituto agrario in periferia e veniva definito dai pochi amici che ancora lo accompagnavano come un “non credente”: Aldo non credeva in praticamente niente. Innanzitutto, non credeva nell’esistenza della malattia che aveva colpito gran parte della popolazione mondiale negli ultimi sei mesi. Sosteneva fermamente, al contrario, che essa fosse il prodotto di un esperimento scientifico perseguito dai cosiddetti “capi del mondo”, gli uomini ricchi e potenti che, a detta di Aldo e di quelli come lui, nascondono i più nefasti e profondi segreti dell’universo alla popolazione globale.

Lo scopo di creare una pandemia fittizia secondo Aldo? Semplicissimo: vendere ai cittadini i vaccini, con i quali inserire il microchip che li avrebbe controllati. Ciò a cui non aveva pensato Aldo è che verosimilmente ai “capi del mondo” – sempre che costoro esistessero sul serio – non interessava minimamente seguire le sue lunghe e contorte spiegazioni di falsa scienza ai ragazzini annoiati di un istituto agrario di periferia.

Tra le altre credenze di cui Aldo era fermamente convinto vi erano il fatto che la Terra era piatta, che i piccioni erano droni costruiti dal governo per spiare i cittadini, che i telegiornali manipolavano le menti degli spettatori con immagini distorte della realtà e che persino l’acqua fosse un’invenzione delle multinazionali per lucrare sulla falsa convinzione che essa servisse alla sopravvivenza dell’uomo. Nonostante egli non credesse ad una sola parola detta in televisione, Aldo ricavava gran parte delle sue ferme convinzioni dai social network e dai forum di persone simili a lui.

Lei era una pediatra che confidava ben poco nella medicina e detestava i bambini. La sua intera esistenza rappresentava di per sé un controsenso.

Proprio come Aldo, Pinuccia non credeva ad una sola parola pronunciata dal governo riguardo alla pandemia. Quando i genitori dei suoi pazienti la chiamavano allarmati lamentando che i propri figli iniziavano a grugnire o a presentare il principio di una coda, lei riattaccava immediatamente e bloccava il numero. Era fermamente convinta che si trattasse di uno scherzo organizzato da tutti i suoi pazienti e dalle persone che la conoscevano per farle dare di matto.

«Non mi fregano questi» divenne la frase da lei maggiormente pronunciata, nei giorni successivi allo scoppio di quella che credeva una “falsa pandemia”.

Aldo trascorse il periodo della quarantena a leggere, analizzare e revisionare le teorie complottiste presenti in tutti i forum possibili, in modo tale da svilupparne di altrettanto assurde e stupire i suoi simili. Arrivò a costruire un modello di silicone della Terra come lui pensava che fosse: piatta.

Pinuccia passò le giornate a fumare, scorrere svogliatamente i post degli altri sui social network e protestare al telefono con la madre malata di Alzheimer di come le persone stessero impazzendo a credere alla pandemia di cui tutti parlavano. Il vantaggio, per lei, fu che la sua sventurata madre dimenticasse ogni giorno l’argomento della chiamata precedente, cosicché la conversazione potesse proseguire all’infinito.

Fu un puro caso che i due non si fossero incontrati sui forum dei complottisti o non capitassero sotto i commenti dello stesso post contro il governo e la scienza.

Fu solo quando la quarantena terminò, e si poté nuovamente uscire di casa indossando la mascherina, che i due iniziarono a frequentare gli stessi locali e piazze nei quali l’unico argomento di cui si poteva disquisire era l’assurdità dell’esistenza dell’epidemia che li aveva rinchiusi in casa per i precedenti due mesi. Si intravidero più di una volta, nelle strade della città semivuota, e si riconobbero proprio perché erano tra i pochissimi a non indossare la mascherina.

La scintilla tra i due, tuttavia, scoppiò proprio la sera della manifestazione contro i vaccini e le mascherine, al pub maggiormente frequentato dai “no vax” della città.

Aldo posò il cartello che paragonava la richiesta d’uso della mascherina alla detenzione degli ebrei nei campi di concentramento sul tavolo, prima di sedersi a bere una birra con il suo amico Ettore, intento a ripulire i suoi ingombranti baffi dalla schiuma della terza pinta.

Pinuccia sedeva nel tavolo dietro il loro e sorseggiava un Margarita insieme alla sua collega Rossella, mentre giocherellava con le finte perle della sua vistosa collana.

«Che poi…» cominciò Aldo.

«…è evidente che Bill Gates sia a capo dei potenti e voglia immetterci il microchip con i vaccini per poterci controllare» dissero contemporaneamente, con il medesimo tono di voce, Aldo e Pinuccia.

Fu una scena surreale: sia Ettore che Rossella poggiarono sul tavolo i loro bicchieri, increduli, mentre i due si voltarono l’uno verso l’altro. Si guardarono negli occhi per un solo secondo, e sorrisero.

Pinuccia si sistemò i capelli dietro l’orecchio, Aldo sollevò il colletto della polo, come farebbero due adolescenti in preda ad una cotta.

Le due donne si unirono all’altro tavolo e i quattro intrattennero lungo l’arco della serata le più assurde e colorate conversazioni complottiste riguardanti qualunque argomento. Fu una delle più belle notti della vita di Pinuccia, e senza dubbio la più entusiasmante di quella di Aldo. Rossella, d’altro canto, tentò più volte di attirare l’attenzione di Ettore, mentre quest’ultimo sembrava più interessato a scolarsi la sesta birra bionda della nottata.

Negli sguardi e nei sorrisi che Aldo e Pinuccia si scambiarono durante la serata era racchiuso tutto l’amore che non avevano provato e ricevuto nei decenni precedenti. Quando Aldo le sfiorò le dita con delicatezza, nell’assicurarle che le avrebbe pagato il successivo cocktail, il cuore di Pinuccia saltò un battito. In principio accusò l’eccessiva dose di alcol presente nel suo stomaco, ma più tardi, quella notte, avrebbe finalmente ammesso che non era altro che il principio di un’infatuazione.

Quando, tra una conversazione assurda e l’altra, si giunse all’orario di chiusura del pub, il piccolo gruppo si rese conto che nessuno di loro era nelle condizioni di guidare per tornare a casa. Aldo, inebriato dall’eccitazione che provava per la donna appena conosciuta e dalle sette birre della serata, prese a braccetto Pinuccia e si incamminò verso casa sua, poiché lei non era in grado di riferirgli il proprio indirizzo. Come Ettore e Rossella, entrambi ubriachi fradici, tornarono nei rispettivi appartamenti, rimane ancora un mistero.

Giunti di fronte all’ingresso del palazzo dove abitava Aldo, mentre quest’ultimo faceva un’immane fatica ad inserire correttamente la chiave nella serratura, Pinuccia decise di gettarsi tra le sue braccia con la prontezza che le era mancata per tutta la vita. Aldo, dapprima confuso, lasciò cadere a terra le chiavi e avvolse la donna con le sue grosse braccia, stringendola forte a sé.

I due, illuminati da un minuscolo spicchio di luna, si scambiarono un lungo, impacciato, umido, appassionato bacio, come quelli che si scambiano gli adulti, dopo anni che le loro lingue hanno incrociato solo il coperchio dello yogurt per ripulirlo minuziosamente.

Riusciti nell’impresa di salire le due rampe di scale che portavano al pianerottolo di Aldo, i due continuarono a baciarsi, presi dall’impeto del momento, ed infine si gettarono a letto. Tuttavia, complici la stanchezza e l’ebrezza alcolica, sprofondarono in pochi minuti nel sonno, cosicché dormirono pacificamente per tutto il resto della notte presi per mano.

Il giorno successivo, i due si scambiarono un frettoloso bacio, prima di discutere sul primo argomento della giornata: la colazione. Pinuccia sosteneva infatti che il caffè fosse una delle cause principali dei tumori al seno, mentre Aldo nella dispensa non aveva neanche un pacco di biscotti perché, a detta sua, questi non erano altro che un prodotto chimico venduto ai bambini con la menzogna che il mondo fosse un bel posto in cui vivere.

Dopo una lunga discussione, entrambi presero la decisione di mangiare una mela al volo prima che Pinuccia uscisse dall’appartamento di Aldo, per recarsi nel suo studio. Aldo, invece, come ogni mattina, indossò una camicia sgualcita e una giacca a quadri sopra le mutande, e si puntò la telecamera del computer in volto per iniziare la sua lezione di scienze online.

La mattina trascorse in maniera pressoché simile per entrambi. Pinuccia staccò il telefono per evitare che i pazienti facessero domande inopportune sui vaccini, ma fu costretta a discutere lo stesso in maniera a dir poco colorita con alcune madri di pazienti che la chiamarono al numero del cellulare personale. L’unico motivo per cui aveva risposto era la speranza che si trattasse del corriere che doveva farle recapitare a casa le nuove scarpe ordinate online. Anche Aldo, nel frattempo, si trovò costretto a discutere con i ragazzini testardi che credevano nella vaccinazione di massa, per cercare di convincerli che all’interno di essi vi era il DNA di neonati morti durante il parto.

Entrambi, dopo aver concluso le rispettive diatribe, sbuffarono al pensiero di quanto fosse difficile la vita di coloro che hanno ragione di fronte a un mondo che è nel torto.

Nelle settimane successive, i due si incontrarono ogni giorno, a casa di uno o dell’altra, o nei bar la sera o in piazza a manifestare contro l’uso della mascherina e contro l’esistenza della malattia.

I pomeriggi li passavano a litigare online con i sostenitori del vaccino, a guardare indignati i discorsi pro-vaccino dei virologi in televisione e scambiarsi sguardi languidi da una poltrona all’altra.

I due si sostenevano a vicenda nell’insormontabile convinzione che il resto della popolazione fosse in torto. La loro indignazione era direttamente proporzionale all’amore che provavano l’uno per l’altra, cosicché tanto più la situazione pandemica peggiorava tanto meglio procedeva la loro relazione.

La notte non facevano l’amore, poiché entrambi credevano che le multinazionali dei contraccettivi non andassero arricchite più di quanto non lo fossero già, e Pinuccia non aveva intenzione di rimanere incinta prima del matrimonio. Alla parola “matrimonio” il povero Aldo impallidì, ma si diede un contegno nel vedere il sorriso della donna.

Così le giornate divennero settimane, le settimane mesi ed infine trascorsero nove mesi dal loro primo incontro. I due non potevano essere più felici, nonostante la vita per i “no vax” non fosse tanto facile negli ultimi tempi.

Per indurre maggiormente la popolazione a vaccinarsi contro il virus Circeus, il governo aveva creato il green pass, documento che certificava almeno una dose di vaccino in corpo e che concedeva alle persone di muoversi senza restrizione e di ricominciare finalmente a riprendere a vivere. Naturalmente la diffusione di questo documento accentuò maggiormente le differenze tra “no vax” e gli altri, rendendole evidenti alla legge e fomentando al contempo l’odio da parte di coloro che ne erano privi. Senza di esso i due innamorati non potevano mangiare al ristorante, partecipare ad eventi culturali e, come sarebbe stato deciso pochi mesi dopo, neppure lavorare. Pinuccia rischiava di essere radiata dall’albo dei medici, e Aldo di essere temporaneamente licenziato. Ad ogni modo, nessuno dei due aveva alcuna intenzione di retrocedere riguardo alle proprie convinzioni: costasse quel che costasse, avrebbero combattuto, loro due contro il mondo.

Le discussioni online sui vaccini divennero sempre più accese, così come la loro passione, che tuttavia continuarono a non consumare. Si scambiavano intensi baci e lunghi e affettuosi abbracci, e si reputavano felici, poiché avevano l’un l’altra.

La situazione, tuttavia, precipitò a partire da un torbido mercoledì pomeriggio, quando Pinuccia tossì per la prima volta. Il giorno dopo lo fece anche Aldo, e i due si resero conto di non stare bene: la tosse si intensificò, e con essa un bruciante mal di gola e un incessante mal di testa.

Al terzo giorno, la temperatura corporea dei due salì a 39,5 gradi centigradi, e Pinuccia sentì uno stravagante formicolio in tutto il corpo. Il giorno dopo lo stesso avvenne ad Aldo, il quale notò che la mano stava prendendo un colorito fin troppo rossastro.

Nonostante fino all’ultimo continuassero a negarlo, i due avevano contratto il virus. Senza vaccino, d’altronde, era stata solo una questione di tempo.

Due giorni dopo aver perduto persino il senso del gusto e dell’olfatto, i due si ritrovarono sdraiati a letto insieme. Dopo una notte trascorsa in stato larvale, Aldo si era tramutato in aragosta, e Pinuccia in un piccolo criceto. Si stringevano a vicenda la zampa e la chela, il più delicatamente possibile, e sospiravano in attesa di una guarigione che sarebbe potuta arrivare dopo due mesi come mai più.

Probabilmente se avessero rinunciati alla loro cocciutaggine e si fossero vaccinati non si sarebbero trovati in quella situazione, ma non lo rimpiansero nemmeno un secondo, fermamente convinti della propria decisione.

Il rimpianto che tormentava i pensieri di entrambi, anche se mai avrebbero ammesso ad alta voce, era uno solo: “certo che almeno l’amore, quello, avremmo potuto farlo”.

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